Il 30 Novembre è stata presentata una proposta di stesura per un atto legislativo vincolante, di una legge sugli imballaggi europea.
In quanto l’Italia Paese membro dell’EU, toccherà anche le nostre attuali politiche in merito al tema.
I pilastri fondamentali della discussione sono stati il riutilizzo e il “vuoto a rendere”, per contrastare il crescente uso di imballaggi e prodotti monouso, pur mantenendo il riciclo sotto i riflettori.
“Nessuno vuole mettere fine alle pratiche di riciclo che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti sottostanti. So che in Italia moltissimo già è stato fatto sul riciclo, vogliamo ancora di più, non di meno, non c’è competizione tra i due approcci” – afferma il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, parlando in italiano nel corso della presentazione, e aggiunge – “Non tutte le pratiche di riciclo funzionano veramente bene, ma il riutilizzo non è in competizione con il riciclo, abbiamo bisogno di entrambi gli strumenti”.
Questa affermazione arriva in risposta alle preoccupazioni degli scorsi mesi da parte di Confindustria per il piano di riduzione degli imballaggi.
L’obiettivo principale del piano infatti è quello di ridurre i rifiuti da imballaggio del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040, in modo da tagliare a monte la produzione di rifiuti.
Per il raggiungimento di tale traguardo, sarà necessario che entro il 2030, il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti, per arrivare all’80% nel 2040.
Il monouso subirà un duro attacco, con il divieto di utilizzo di confezioni usa e getta all’interno di bar e ristoranti e i flaconcini negli hotel.
Per quanto riguarda la produzione di nuovi imballaggi in plastica, dovranno contenere una quota obbligatoria di materiale riciclato, mentre per la plastica compostabile, ci sarà l’obbligo di apporre un’etichetta che mostri quanto tempo impiegheranno a biodegradarsi, in quali circostanze e in quale ambiente.
L’ecodesign sarà la nuova frontiera per la produzione dei nuovi imballaggi, per garantire una progettazione intelligente e sostenibile, che riduca gli spazi vuoti.
Il testo recita che chi fornisce “imballaggi raggruppati, imballaggi per il trasporto o imballaggi per il commercio elettronico, deve assicurare che il rapporto dello spazio vuoto sia al massimo del 40%” (art. 21)”.
Il peso e il volume dovranno essere ridotti al minimo e verranno messi al bando tutti gli imballaggi non necessari, come quelli finalizzati esclusivamente ad aumentare il volume percepito del prodotto, come doppi pareti, doppi fondi e strati non necessari.
Insomma, less is more.
Gli imballaggi destinati al compostaggio industriale saranno consentiti solo per bustine di tè, cialde di caffè, adesivi per frutta e verdura e sacchetti di plastica molto leggeri.
Acquistare sfuso e zero waste sta diventando sempre di più una necessità, sia per l’ambiente e sia per noi, l’Europa l’ha capito benissimo.
La rivoluzione del packaging sta finalmente iniziando!
Leggi anche – Perchè il second hand è l’unica soluzione sostenibile per la moda.