Il Black Friday ha sempre significato una cosa: grandi saldi e grandi occasioni di trovare “l’affare” giusto per risparmiare sui regali di Natale.
L’usanza nasce in America quasi un secolo fa in cui, il venerdì dopo il Ringraziamento, i negozi saldano la merce per gli acquisti pre-natalizi.
Con l’evoluzione del libero mercato e della società capitalistica, il Black Friday, da una giornata, si è trasformato in una settimana di sconti stracciati, diventando la celebrazione annuale del consumismo sfrenato e d’impulso.
In Italia, secondo un sondaggio Confesercenti-Swg del 2019, circa 14 milioni di italiani partecipano come consumatori attivi, per un volume d’affari di circa un miliardo e mezzo di euro.
Il problema è che di solito grandi consumi equivalgono a grandi emissioni.
Quindi, il Black Friday è sostenibile?
La risposta è no, e a dircelo è il report del 2020 “Dirty Delivery” sullo studio dei consumi online in UK.
Le stime sulle emissioni relative alle spedizioni degli acquisti sugli e-commerce per il Black Friday 2020 sono di circa 429 mila tonnellate di CO2, l’equivalente di 435 viaggi andata e ritorno tra Londra e New York.
Ma le emissioni non si fermano agli acquisti online. Infatti, durante il famoso venerdì nero, milioni di persone si spostano sia all’interno della città, sia fuori, per raggiungere i grandi centri commerciali, ovvero il paradiso dei saldi.
Ogni chilometro fatto da macchine e navette per il Black Friday, sono emissioni in più rispetto a quelle quotidiane già alte, aumentando l’effetto boom durante questa giornata di Novembre.
Un’altra problematica da non trascurare sono gli imballaggi. Laddove si concentrano consumi sfrenati, si concentra anche una maggior quantità di rifiuti, che spesso sono perlopiù imballaggi. Dagli involucri di plastica ai pacchi di cartone per le spedizioni: una miniera infinita di risorse sprecate, impiegate per un brevissimo tempo, e quindi nate per diventare rifiuto.
Movopack, un’azienda italiana che si occupa di produrre imballaggi per i pacchi riutilizzabili. Il funzionamento è semplice: gli e-commerce lo possono mettere a disposizione al posto della consegna normale, e al termine della consegna il pacco viene poi ritirato qualche giorno dopo, per poter essere utilizzato in un nuovo ordine.
E infine, la problematica più insidiosa e meno esplicita legata al Black Friday: quella collegata ai rifiuti RAEE.
La maggior parte degli acquisti svolti durante il Black Friday sono di apparecchiatura elettronica, tanto da essersi guadagnati una giornata di saldi speciali dedicata solo a questa categoria, il lunedì successivo al Black Friday, ovvero il Cyber Monday.
Questa frenesia per l’elettronica genera tanti nuovi acquisti quanti rifiuti RAEE, ovvero rifiuti elettronici, perché per ogni smartphone, televisore o elettrodomestico nuovo, tendenzialmente un altro finisce nell’oblio, o nel cestino dell’immondizia sbagliato.
E la moda?
Il settore che da fuori sembra essere meno toccato dal Black Friday è la moda: tra passerelle e haute couture non c’è spazio per i saldi.
Non è il caso però del Fast Fashion, o dei marchi di fascia media rivenduti nei centri commerciali o negli e-commerce come Amazon Moda. Qui il Black Friday si sente intensamente e i consumi sembrano essere in costante aumento.
La Federazione Moda Italia infatti ha stimato un incremento medio delle vendite del settore del 50% rispetto al 2020, con un volume d’affari che si aggira sui 500 milioni di euro.
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La questione cruciale sul Black Friday e la Moda però è un’altra.
Per la moda, il Black Friday è la rappresentazione perfetta del Fashion System per il largo consumo. Infatti, le aziende medio-grandi legate al fast fashion, sfornano più di 100 miliardi di nuovi capi l’anno venduti a basso prezzo, con un costo alto ambientale e sociale.
Molti di questi capi rimangono invenduti ma, grazie ai ribassi stagionali e alle giornate di saldo come il Black Friday, gli stessi clienti aiutano i brand a sbarazzarsi della merce invenduta, generando comunque profitto.
Insomma, rifilano gli avanzi di magazzino.
Esiste un movimento di protesta al Black Friday?
La risposta è sì.
Vari gruppi di attivisti come Fridays For Future organizzano durante i Black Fridays degli scorsi anni degli scioperi, ponendosi in netta contrapposizione al sistema consumistico in generale.
Negli ultimi anni, però, altre giornate dedicate alla sensibilizzazione sul tema sostenibilità e consumi sono state indette, per combattere il Black Friday con le sue stesse armi.
Una per esempio è il Green Friday, iniziativa nata in Francia grazie a Envie, una rete di imprese eco-solidali impegnate a sensibilizzare sull’importanza di acquistare in maniera consapevole.
Il Green Friday è dedicato più ai negozianti che ai consumatori, prevedendo tre azioni da parte delle aziende: astensione da qualsiasi promozione nel giorno del Black Friday, donazione del 10% del fatturato giornaliero ad un’associazione e infine promozione del consumo responsabile.
Un’altra giornata da segnare in calendario, che si tiene canonicamente durante la settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, è il Circular Monday.
Come il Green Friday, il Circular Monday vuole essere un’alternativa più soft rispetto al motto di FFF di “Buy Nothing Today”, promuovendo un modello di acquisto più consapevole, volto soprattutto ai consumi utili e necessari, senza produrre ulteriore stress alle ormai poche risorse disponibili.
Perchè diciamocelo, il grande problema del Black Friday è che gli sconti effettivamente esistono, e un risparmio economico c’è, ma è sicuramente più per noi che per l’ambiente.
C’è una soluzione per partecipare al Black Friday, ma in maniera sostenibile?
Qui tre piccole regole che, se seguite, aiuteranno sicuro a ridurre l’impatto:
– acquista usato: rimane sempre la scelta più sostenibile;
– esci di casa a piedi: per evitare le emissioni dei mezzi di trasporto pubblici e privati;
– porta con te delle borse di tela: in modo da ridurre al minimo gli imballaggi;
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